Strage del bus ungherese: l'autista condannato a sei anni di carcere

28.10.2021

Alberto Pallotti, presidente dell'Associazione italiana familiari e vittime della strada ODV: «Oggi la giustizia perde. Le 17 vittime non avranno mai la pace che meritano»

«Abbiamo lavorato tanto per introdurre il reato di omicidio stradale, ma
non serve a nulla quando la pena non viene applicata nei tribunali».
Così Alberto Pallotti, presidente dell'Associazione Italiana Familiari e
Vittime della Strada ODV, al termine del processo d'appello per la
strage del bus ungherese pieno di studenti avvenuta il 20 gennaio 2019
sull'autostrada A4, nei pressi di Verona. Sul banco degli imputati
Janos Varga, l'autista del pullman, che è stato condannato a sei anni di
carcere.

«Hanno concordato in appello una pena di 6 anni, dimezzata rispetto ai
12 anni del primo grado», spiega Pallotti. Che aggiunge: «Oggi la
giustizia perde, il popolo perde, ci sono 17 vite spezzate che non
avranno mai la pace che meritano. Gli ungheresi sono allibiti, delusi,
arrabbiati. Purtroppo questo è il Paese che ci ritroviamo. Questo
istituto del patteggiamento va rivisto, sia in primo che in secondo
grado. Non si patteggia la morte».

Un incidente terribile. Dopo essere finito contro il pilone, il pullman
si incendiò e persero la vita 17 persone, tra cui 11 studenti. I
ragazzi, di età compresa tra i 15 ed i 17 anni, rientravano da una
settimana bianca in Francia. Varga, che è stato giudicato con il rito
abbreviato, in primo grado era stato condannato a 12 anni di reclusione
e alla inibizione perpetua del diritto alla guida in Italia.

«Grande il rammarico delle parti civili per l'esito dell'udienza di oggi
- ha affermato Davide Tirozzi, avvocato convenzionato dell'Associazione
Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV e familiari - d'altra
parte non era possibile incidere, perché c'è stato un concordato spinto
tra Procura Generale e imputato, che hanno chiuso a 6 anni, rinunciando
all'appello senza sostenere il rischio di un giudizio finale.

Unica cosa positiva è che la responsabilità dell'autista è certa e adesso, per
quanto riguarda le parti civili, dobbiamo combattere per ottenere
giustizia per le vittime dell'autostrada. I genitori delle giovani
vittime ritengono che questa non sia giustizia, dicono che non è
concepibile per loro che da 12 anni si passi a 6. Hanno compreso, però,
che nulla si può fare e che, se si è arrivati alla condanna di sei anni,
è proprio perché in primo grado si era ottenuta una condanna di 12 anni.
Altrimenti ci sarebbe stato il rischio di avere oggi una sentenza più
mite».