Otto Marzo: una donna allo specchio

08.03.2022

(di Nando Silvestri) A fronte di un processo di decadenza culturale e di omologazione progressiva, definito per esigenze di facciata "globalismo liberale", il profilo evolutivo femminile appare, fatte salve rare eccezioni, ancora più subalterno e rarefatto di prima.

La polarizzazione economica e giuridica indotta dai totalitarismi mascherati da democrazie fasulle e oltranziste sta difatti sdoganando discriminazioni trasversali sempre più marchiane, insidiose ed umilianti per le donne di ogni casta, nazionalità e ceto. La concentrazione parossistica della ricchezza, spiegata per la prima volta dall'economista italiano Vilfredo Pareto si configura attualmente come un criterio d'elezione per sminuire e sottomettere in nome dell'utilitarismo più volgare le figure femminili appartenenti a contesti e compagini diverse.

Ad innescare le suddette sperequazioni culminanti in irreversibili disagi economici e sociali, talvolta cumulati sono oggigiorno, le scelte sanitarie, gli usi, i costumi, gli orientamenti ideologici e la formazione culturale, intesa come insieme di valori più che sterile acquisizione di conoscenze. Si tratta di discriminanti che possono pregiudicare non di rado il diritto naturale, l'autodeterminazione e il diritto al lavoro di donne appartenenti a contesti umani differenti, accomunate dal medesimo infausto destino.

Il fine ultimo di questi processi d tacita lobotomia istituzionale è quello di annichilire tanto l'uomo quanto la donna, specie se esseri pensanti avvezzi alla logica del buonsenso. Il processo di imbarbarimento suddetto, sospinto da intenti sempre più egoistici e disfunzionali ripristina di fatto un feudalesimo vorace e onnivoro che blandisce in "religioso" silenzio i diritti conquistati dall'universo femminile in millenni di scontri, lotte e angosce.

La donna "vassallo" del feudalesimo globalizzato di finto stampo liberal democratico è spesso succube del potere di altre donne oltre che dell'ipertrofia del sistema e dell'isteria mediatica, in nome di veri e propri deliri celati da paradigmi sanitari ed ecologici a dire poco strumentali.

Ritornano, dunque, le idee di "selezione naturale" evocate dallo storico Pantaleo, secondo il quale la società e le sue istituzioni tendono all' affermazione "naturale" di presunti schemi evolutivi che sacrificano inevitabilmente i meno resilienti e i più vulnerabili, specie se non conformi e refrattari alla sudditanza.

Pianificare adeguatamente l'abbattimento economico di buona parte di categorie sociali, spesso eterogenee e disallineate rispetto al pensiero dominante significa, perciò, discriminare e penalizzare strategicamente le donne che ne fanno parte, qualunque sia la loro provenienza. Più "sane", più "pulite", più controllate, più asservite, più indigenti, più indebitate e accondiscendenti: in sintesi estrema è questo il percorso formulato appositamente per le donne del terzo millennio dalle plutocrazie finanziarie allo scopo di abbattere i costi del conto economico dei loro bilanci. Paradossalmente la crescita e la valorizzazione del profilo femminile, oggi più che mai, è sottesa alla sua accettazione supina di disvalori e sovrastrutture fuorvianti ed umilianti.

Un ricatto inaccettabile per qualunque mente responsabile e avveduta.

Se l'autocoscienza femminile avesse un volto, sarebbe certamente quello del nudo verismo celebrato con occhio imparziale e impavido da profeti impeccabili quali Matilde Serao e Giovanni Verga. Solo uno sforzo di schietta obiettività come il loro potrebbe consapevolmente associare la latente soggezione femminile all'impianto normativo e istituzionale edificato in ogni tempo dalle ondivaghe mosse del potere a proprio uso e consumo.

Il breve monologo in vernacolo intitolato "specchio" è stato concepito dallo scrivente ed è liberamente ispirato ad una commedia del Seicento scritta da Giordano Bruno dal titolo "Il Candelaio".

Esso ricalca le riflessioni catartiche di una donna che stenta a riconoscere la sua immagine, riflessa da uno specchio che le rivela le deformazioni di una società squallida e insulsa come le persone che tengono in ostaggio il suo spirito volitivo. Sarà un artista, suo amante e seduttore, ad inculcarle la necessità di ingegnarsi per cogliere l'attimo e di riappropriarsi della sua dignità mediante l'astuzia, l'ingegno, la sagacia e un pizzico di sano egoismo.

Un messaggio senza tempo che risuona come una sorta di "adattamento all'ambiente" vigile, consapevole, attivo, reattivo e disilluso (nella foto l'attrice Antonella Fulco).