Napoli / Torino 1-0 Tra mito e realtà

18.10.2021

 Mi perdonerà Luciano da Certaldo se comincio non con una frase del suo antico compaesano, ma con una del Petrarca: "e veggio 'l meglio, et al peggior m'appiglio".

Sì proprio così stava per andare. Il solito imbavagliatore uomo contro uomo, appollaiato nel suo rettangolo per buona parte della partita, ci stava riuscendo.

Il Napoli era ripiombato a qualche mese fa, al limite dello stucchevole fatto di giochetti fini a se stessi che, senza mordente e precisione, spesso consentivano agli avversari di ripartire in superiorità numerica e poter fare davvero male.

Si trattava di un Napoli sinistro soprattutto sul lato sinistro dove Mario Rui, finito a volte al centro del campo a mo' di regista, e il capitano Insigne facevano a gara a chi giocasse peggio con il capitano che ci metteva il sigillo sbagliando un altro rigore in malo modo.

Nonostante gli applausi di Spalletti, più teso che mai, affioravano man mano che il tempo scorreva, vecchi e brutti ricordi . Amnesie, mancanza di prontezza e lucidità in quasi tutti gli elementi e riaffiorava persino il palo a dire no rispetto a qualche sporadica buona azione collettiva. Si può sempre sperare che Osimhen si lanci e vada in porta, ammesso, poi, che la porta la inquadri ? A rendere meno speranzose le speranze ci si metteva anche l'approssimazione nelle verticalizzazioni. La classica partita destinata a non concludersi bene?

Ma ci può stare pure un rimpallo favorevole in area, il pallone che si alza a campanile e l'elevazione di Osimhen che colpisce di testa e centra la rete. Una sollevazione! Ancora qualche passo indietro nel finale, un po' di paura che affiora, il difensore che subentra all'attaccante a sua volta già subentrato che scuro in volto lascia il campo, qualche fallo di troppo fischiato in favore degli ospiti, ma non è detto che debba per forza andare male. Tra le proteste del Torino, che a tre secondi dalla fine del recupero vorrebbe andare al corner, si chiude la partita numero otto con la vittoria numero otto. La dicono tutta l'espressione spiritata di Spalletti, il suo salto e l'esultanza a pugni chiusi al gol della sua squadra. Ricordiamoci che il Napoli gioca al "Maradona" e non è mai facile passare dal mito alla realtà, perché si finisce quasi sempre di pensare alla realtà come se fosse mito.

Michele Laperuta