Napoli / Lazio 1-2 (in realtà 1-4): Tifosi

Ho seguito la partita con amici ed uno di questi alla fine dell'incontro mi ha detto: "Noi tifosi agiamo come se fossimo liberi, pur sapendo che non lo siamo. Infatti, che capacità abbiamo di influire sulla squadra, sui singoli calciatori, sull'allenatore, sul risultato della partita? Nessuna. Vulgata dice che i tifosi possono essere l'uomo in più. Ma conta poco.
Se ci pensiamo è più una questione di coscienza. Ce la vogliamo pulire dando l'apporto. Ma in campo, sostegno o non sostengo, ci vanno i calciatori, in panchina siedono gli allenatori, le decisioni societarie le prendono i presidenti che fanno le squadre su indicazione, non sempre e non solo, dei direttori sportivi.
Sappiamo a priori che vittoria pareggio o sconfitta della nostra squadra non dipendono da noi. Ma ci piace non saperlo, quasi a volerla giocare la partita, sentirci in campo, in panchina anche noi. Vinciamo noi, pareggiamo noi, perdiamo noi. È un qualcosa che va oltre ogni ragionamento che pure, magari solo inconsciamente, facciamo. È per questo che siamo ancora qui a gioire a essere perplessi, critici, incazzati, pessimisti, ottimisti ecc. ecc..".
È anche per questo che siamo ancora qui a scrivere del Napoli prima di tutto del Fausto Coppi del calcio (un uomo solo al comando) e poi di Garcia. Un Napoli che, alla terza di campionato, ha perso malamente, facendo sempre gli stessi errori, in casa contro la Lazio per 4 a 1 (anche se il risultato reale è di 2 a 1). Nascoste dalla poca esperienza del Frosinone e dal secondo tempo in 10 uomini del Sassuolo le avvisaglie c'erano state. Non era poi così vero che il Napoli aveva ricominciato da dove aveva finito. Era una illusione.
Ci speravano tutti ma non tutti ci credevano. Insomma si doveva credere, obbedire, combattere che va tanto di moda insieme al vedrò, farò, risponderò ecc. ecc. Tutto va bene, tutto andrà bene perché abbiamo "LA GARANZIA" dell'uomo solo al comando che ha scelto e fatto tutto da solo, in primis lo sbandierato casting che ha portato alla scelta del "violinista" al quale, in una serata di inizio settembre, hanno suonato la buonanotte.
Mancano tante cose e questo è sotto gli occhi di tutti, nè i primi 30 minuti possono annacquare le nefandezze dei successivi 60 più 8. Ci si augurava che il Napoli potesse stupire invece ha fatto rimanere stupefatti. C'è differenza, eccome se c'è. Rimanere stupefatti è forma passiva, lo stupirsi è attivo. Ci si era abituati ad una meraviglia che convenzionalmente è associata al bello all'ammirevole. Ma la meraviglia, se andiamo a scomodare gli antichi filosofi greci, è anche e soprattutto "legata a qualcosa di portentoso, di stupefacente, di sconcertante".
Sconcertante come la prestazione del Napoli nella partita che ci occupa. Meglio fermarsi qui memore dell'avvertimento "filosofico" dell'amico tifoso. Magari le cose si aggiusteranno, andranno meglio, magari i tifosi torneranno a meravigliarsi secondo la forma convenzionale. Magari il Fausto Coppi del calcio avrà nuovamente ragione, magari Garcia smetterà di suonare il violino e dirigerà in modo egregio l'orchestra, magari i calciatori non sembreranno più tanti frastornati e ricominceranno a giocare con la testa e con le gambe, magari riprenderanno a tirare in porta e a fare gol, magari riprenderanno a difendere adeguatamente e a costruire altrettanto adeguatamente. … Magari…
Vecchia leggenda metropolitana legata al calcio d'antan voleva che un presidente avesse sentito il proprio allenatore parlare da solo dopo una serie di brutte prestazioni. Questi aveva ripetuto più volte: "bisogna acquistare carattere e amalgama". Allora il presidente lo avvicinò e gli chiese: "Mister ma in che squadra giocano questi Carattere e Amalgama? Li vado ad acquistare subito". Al Fausto Coppi del calcio basterebbe trovare il… Magari!
Michele Laperuta