Napoli / Atalanta 2-3. Al di là di quella linea.

06.12.2021

La scena madre, il grottesco, il crepuscolare della partita o, meglio, del momento che vive il Napoli di Luciano Spalletti è tutto nell'impresa del buon Dominichini che, al minuto 68 ed ancora sul 2-2, va a stoppare di piatto in campo il pallone destinato a varcare la linea laterale per una rimessa napoletana regalandola all'Atalanta.

Ma al di là di questo episodio, che strappa anche un sorriso di tenerezza, riavvolgendo il nastro ci ritroviamo con chi ha provato a giocare tre numeri al lotto sulla ruota di Napoli: 3-5-2.

E non può non ritornare in mente Walter Mazzarri e, prima ancora, il buon Edy Reja e, perché no, da ultimo Gennarino Gattuso che, al di là dei numeri al lotto, pensò di giocare la semifinale di andata di Coppa Italia in casa contro l'Atalanta per difendere lo zero a zero, convinto che l'importante era non prendere gol in casa.

Riuscì nell'impresa, ma nella partita di ritorno... lasciamo perdere... ecco proprio perdere.

Spalletti, oltre ad aver ripreso i vecchi numeri da giocare al lotto, avrà sicuramente letto, nelle poche ore che ci sono tra una partita e l'altra, quanto diceva Brondskij, che non è un rinforzo per sostituire uno dei tanti calciatori infortunati, ovvero che il malato, in questo caso il Napoli, si cura con l'intonazione della voce con cui gli si parla. Ed eccolo a sfornare, magari essendo convinto di utilizzare la giusta intonazione, frasi ad effetto per stimolare la tenuta dei "sani" che devono scendere in campo.

Folle, folle follia del Napoli che, pur mettendoci l'anima, resta in balia dell'Atalanta pronta a segnare al primo affondo, a sprecare occasioni e, persino, a concedere al buon Napoli B la gioia del pareggio e del momentaneo ribaltamento del risultato, prima con Zielinski e poi con Mertens.

Ma il Napoli non ne ha, si notano le tante pecche che le "pezze" non coprono bene.

Così, di fronte ad un Napoli rattoppato con "pezze" sempre più logore e scadenti (fanno quello che possono ed è solo da apprezzare), l'Atalanta, che ha continuato a dominare fisicamente e nel gioco e a creare apprensioni, ribalta nuovamente il risultato di fronte alla poca resistenza e convinzione del Napoli.

Il post gara sarà tutto condito dal solito refrain di "a testa alta" e via dicendo, genere di commento che lascia il tempo che trova.

A questo punto proviamo a fare una riflessione per assurdo.

Gattuso, tranne la "strana" sciagurata (chiamatela come volete) ultima partita contro il Verona ad organico completo non era stato meno di Luciano Spalletti ad organico pieno o quasi.

Nelle difficoltà per le assenze, almeno per ora, cambiato il manico la storia non è cambiata.

È l'organico, sono gli uomini che un allenatore può mandare in campo che fanno la differenza.

Siamo nella stessa situazione dello scorso campionato. La differenza sta nel fatto che lo scorso anno si doveva raggiungere il quarto posto, quest'anno si deve provare a non farsi raggiungere e superare al quarto posto.

Infine, troviamo il filo rosso che da anni tutto lega. L'impresa familiare che governa il Calcio Napoli.

Per carità, lungi dal voler mettere le mani nelle tasche altrui. Sono scelte che vanno rispettate proprio per il tipo di impresa di carattere familiare e non da capitali smisurati.

Oculatezza che fa molto rima con freddezza. Discorso a parte per Inter e Juventus, prendiamo il Milan. Non è proprio una impresa familiare, è una società prevalentemente votata al capitale tant'è che la proprietà è un fondo d'investimento. Però in tutto questo "capitale" qualcosa da "impresa familiare" c'è. Quel Paolo Maldini da sempre parte della "Famiglia Milan" che gioca sempre un ruolo fondamentale in tema di rapporti umani e di immagine.

Ebbene, il Calcio Napoli è talmente una impresa familiare che può fare a meno di un "familiare" alla Maldini, un familiare che non può entrare a far parte dell'impresa familiare perché costerebbe all'impresa familiare stessa.

Anche per questo, al di là di chi va in campo sia il Napoli A o il Napoli B, finiremo spesso per essere dominati dall'Atalanta.

Michele Laperuta