Magia naturale e spiritualità, i vaccini contro il nichilismo globale

07.04.2021

(di Nando Silvestri) - Una concezione in base alla quale le "cose" vivano come le piante, la natura nel suo insieme e la terra stessa giustifica un nesso di causalità tra gli eventi come pure fra lo stesso spirito e la materia.

Era questa la concezione che animava scienziati e filosofi del passato come Empedocle e Giordano Bruno che seppero sviluppare una visione pluralista ed olistica dei fenomeni naturali alimentandone i paradigmi interdisciplinari.

Si può discutere sul probabilismo di talune visioni di alchimia ed astrologia che diedero vita a studi empirici relativi e circoscritti, ma l'idea della dimensione vitale e vibrante della natura e del mondo ripresa anche da D'Annunzio è pressoché innegabile.

La scientificità degli stessi nessi vitali e consequenziali ricorrenti nella natura e nelle sue molteplici manifestazioni era nota anche ad Einstein che asseriva: "tutto è numero". Dunque, se è matematico il contesto dei rapporti di causa ed effetto riferibili alla Terra e alle sue vibrazioni vitali, perché non prendere atto degli aspetti patologici del nichilismo e della sua insidiosa propensione distruttiva?

La negazione dei valori vitali, l'omologazione volgare di stili di vita, usi e costumi votati all'accettazione supina di lubriche menzogne, debiti siderali e mezze verità, la celebrazione dell'individualismo indotto dalla paura si rivelano anomalie destabilizzanti imposte da un insidioso Leviatano, il nichilismo globale.

Se avesse percepito la turpitudine e la voracità dell'attuale globalismo, anche l'economista ceco Schumpeter, devoto sostenitore del capitalismo ("non c'è profitto senza capitalismo, non c'è capitalismo senza profitto") avrebbe cambiato idea. Eppure c'è chi giura che la fagocitazione indiscriminata di risorse e identità nazionali, l'impoverimento di massa e la concentrazione progressiva della ricchezza siano soltanto i più blandi effetti del moderno pensiero liberale, adorno di opportunità solo presunte.

In realtà, l'unica libertà tangibile è quella di chi prova a cancellare regole, relazioni, meccanismi naturali di integrazione, principi, strutture basali, valori, tradizioni, resettando e spersonalizzando la vita e la stessa spiritualità. Ci piace rammentare che nell'era paleolitica gli uomini disegnassero scene di caccia sulle pareti esterne delle loro dimore per propiziarsi la sorte di abbondanti selvaggine.

L'orologio astronomico della Torre di Chioggia, il meccanismo funzionante più antico del mondo, ricorda per quanti secoli l'uomo abbia tratto dalla natura pulsante le indicazioni utili alla continuità della vita in ordine all'accoppiamento degli animali da allevamento e alla semina dei terreni. L'appropriazione e l'approfondimento delle suddette indicazioni prende il nome di "magia naturale".

Non un sortilegio da stregoni e ciarlatani, bensì il riconoscimento di una forza vitale percepita ed interpretata consapevolmente dall'uomo libero e pensante. Come quella di Vichinghi e Normanni che con le loro navi possenti solcavano impavidamente oceani e mari del Nord Europa nelle notti illuni orientandosi con l'ausilio dei riflessi di una pietra ed i voli degli uccelli avvistati 1300 anni fa.

E' così che la magia naturale, seppur in maniera figurata e simbolica, si conferma un ancora di salvezza per la riappropriazione di una spiritualità in ostaggio di gravi smottamenti economici, sociali, e culturali come quelli attuali. Chi confida nella magia naturale non è uno squinternato, ma una persona incline alla conoscenza e alla sapienza.

Come si legge nella cultura greca e in quella del Zoroastrismo dell'Impero Persiano, il mago era un sacerdote, un dotto custode e cultore della scienza. Lo stesso Federico ll di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero e avido cultore di scienze d'ogni genere amava circondarsi di persone colte e sapienti di tutto il mondo dalle quali acquisì esperienze ed abilità che fecero stupore al mondo intero.

Lo testimoniano gli indelebili segni della sua dominazione scolpiti e ancora vividi nelle terre campane, lucane, siciliane e pugliesi. Quando l'uomo avrà recuperato l'interesse per la natura e la conoscenza avrà compiuto la magia più prodigiosa, quella della responsabilità delle proprie azioni, traendone beneficio per sé e per gli altri, come sosteneva Sartre.

Non si tratta di un'impresa impossibile ma neppure facile, tenuto conto che essa implica uno spirito ribelle refrattario al plagio ed alla sottomissione di massa. Una coscienza ribelle deve però mostrarsi impavida di fronte alla morte, sorte ineluttabile per qualunque essere vivente.

Deve inoltre intercettare l'eros e l'inclinazione all'amore in ambiti relazionali rinnovabili e consolidabili, oltre ogni convenzione e pregiudizio. Infine, lo spirito ribelle deve subire il fascino dell'arte e di tutte le sue manifestazioni, sino al punto di trarne linfa vitale per l'attivazione di imprese e progetti destinati a superare i limiti della contingenza.

Resilienza, sensualità e creatività: erano, quindi, questi gli ingredienti suggeriti dal filosofo Ernst Junger per la rivendicazione della coscienza e della natura sui disvalori del nichilismo, oggi dilagante più che mai.