I paralipomeni: da “Fiammetta” a “Fiammella”, ovvero da Giovanni Boccaccio a Luciano Spalletti

18.08.2021

Napoli e Certaldo si sono incontrate già in passato e non parlo di partite amichevoli. Si sono incontrate e una qualche "Fiammetta" deve esserci stata. Giovanni all'epoca, scovando in giro un po' di dipinti che lo materializzano nel suo aspetto fisico, non aveva di certo il pizzetto né pare prediligesse raparsi a zero il capo per vezzo o per necessità, ma neanche sappiamo se lo stesso Luciano la "pelata" la porti per vezzo o per necessità. 

Luciano ora è chiamato ad amare una nuova e diversa "Fiammetta", poliedrica e piena di spigoli difficili da limare, questa volta non figlia di un re ma, peggio, figlia di chi si crede un re ma ci mette poco per esserlo o, quanto meno, per far finta di esserlo. 

Giovanni e Luciano sono, poi, accomunati anche da un singolare momento, quello dell'aver vissuto entrambi tempi di pandemia. Giovanni addirittura vive la peste e vi ambienta una delle opere considerate tra le più importanti della letteratura del trecento, Luciano vive l'attuale pandemia e arriva in corso di pandemia, ma non ha ancora realizzato alcuna impresa che possa essere catalogata tra le imprese più importanti dell'inizio del XXI secolo. Infine c'è il "Decameron" di Giovanni con le sue parole e scene forti e c'è Luciano che non è che non utilizzi parole forti e colorite se lo si fa incazzare. 

Spenta ormai da tempo la "Fiammetta", una "Fiammella" di speranza combatte per non spegnersi. Tutti a Napoli si attendono buone "novelle", magari per perdersi, terminata la stagione che tra qualche giorno si apre, nei piaceri di una gioia. Michele Laperuta