Goodbye Archie, angelo bellissimo e sfortunato

09.08.2022

C'è un posto nel cervello, una zona grigia, dove la vita non è più vita: si tramuta improvvisamente in un sonno infinito dal quale pochi hanno un risveglio, dove il battito del cuore "CONVIVE PACIFICAMENTE con LA MORTE DELLA MENTE."

Quel cuore continua a battere, continua la sua corsa con la vita non accorgendosi che nè la mente nè il pensiero e neppure la coscienza sono più dentro quel corpo.

Si chiama "morte celebrale" quell' inaccettabile passaggio dalla vita alla non vita, ad una vita apparente che tiene inchiodati a un letto e a quelle pompe chi per incidenti, malattie o black-out improvvisi, restano lì sospesi, seduti su quella linea sottile, quasi invisibile che separa la vita dalla morte, quasi aggrappati inconsapevolmente.

E mentre il mondo si divide tra chi è d'accordo per staccare la spina dei macchinari che tengono in vita pazienti con comprovata morte celebrale, e chi invece crede che sia giusto lottare fino all'ultimo respiro ed aspettare, Archie, il bambino inglese di 12 anni che da mesi è in coma per una sfida challenge sul social Tiktok, è morto questo sabato dopo essere stato staccato dai macchinari di respirazione assistita che lo hanno tenuto in vita durante la battaglia legale che i genitori del bambino hanno avuto con l'ospedale in cui è stato ricoverato.

Erano le 12,15 di sabato quando Archie Battersbee ha smesso di respirare, il suo cuore ha cessato di battere e con lui le speranze dei genitori e i familiari dilaniati dal dolore.

- Non è giusto,- ha dichiarato in lacrime la mamma del piccolo, che un tribunale possa decidere per i figli degli altri,- abbiamo lottato in ogni modo per non permettere di staccare la spina ai macchinari che tenevano in vita il nostro bambino -.

Da subito i medici avevano dato la certezza che il piccolo, essendo rimasto per molto tempo senza ossigeno, non avesse più attività celebrale e non ci fosse nessuna speranza di recupero.

Quel maledetto 7 aprile Archie fu trovato dalla madre in cameretta con una corda al collo. Fu portato all'ospedale di Southend, il centro medico più vicino. Era in fin di vita: si era impiccato copiando da TikTok una «challenge», un pericoloso gioco che lo ha soffocato, un gioco che ha già fatto morire altri ragazzini e che consiste nel trattenere il respiro con qualcosa al collo per più tempo. Archie quel giorno ha vinto la sua sfida al gioco perdendo la sfida più importante: quella con la morte. Da subito i medici avevano dovuto dichiarare quella che viene ritenuta una morte cerebrale.

Il giorno dopo, 8 aprile, il piccolo venne trasferito al Royal London di Whitechapel per cure più specializzate. Ai medici fu immediatamente chiaro anche lì che rimaneva poco o nulla da fare. Una ventina di giorni dopo, il 26 aprile, inizia l'iter legale che si è concluso solo ieri, quello di terminare di fare respirare Archie meccanicamente. Infatti l'ospedale si rivolge alla corte d'appello per richiedere i permessi per degli esami più specifici che confermano tutti la cessata attività celebrale, per questo l'ospedale e il tribunale ritengono giusto che i macchinari vengano spenti .

Una battaglia "feroce" lunga 5 mesi, durante i quali il bambino, come raccontano i genitori, non ha mai mostrato segni di sofferenza: era come se dormisse sereno e tranquillo.

Una sentenza inaccettabile per dei genitori, non poter scegliere per la propria creatura. Il 31 maggio viene disposta l'ultima risonanza magnetica. Purtroppo la diagnosi è sempre la stessa: "NESSUNA Attività CEREBRALE".

All'inizio di giugno, l'Alta corte è chiamata ad esprimersi sull'opportunità di prolungare le cure, il 13 la decisione: stando all'Alta corte, Archie è già ''morto'' come indica la risonanza magnetica. Se il suo cuore batte è per via dei macchinari.

I GENITORI si battono con tutte le forze per provare a portarlo fuori dal Paese, contattano anche l'Italia, ma nulla da fare tutte le richieste vengono rigettate dal tribunale, gli spostamenti provocherebbero al bambino altre inutili sofferenze e morte durante il percorso.

Il 15 luglio l'ultima terribile sentenza di un nuovo giudice, dopo il ricorso dei genitori le cure vanno ritirate e i macchinari spenti, non è nell'interesse di Archie continuare a tenerlo in vita artificialmente, è «futile». Una decisione confermata il 25 luglio da tre giudici della Corte d'appello. I genitori non possono accettare. Continuano a lottare.

Si rivolgono alla Corte Suprema che però il 28 luglio si chiama fuori, non ci sono i presupposti per un suo intervento. Il 29 la famiglia si appella alle Nazioni Unite che chiede tempo alle autorità britanniche per considerare il caso. Il 31 il governo di Londra chiede una revisione del caso, ma il giorno successivo la Corte d'appello nega la possibilità di un'ulteriore proroga, così come, il 2 agosto, la Corte suprema.

La battaglia volge al termine

La mamma di Archie chiede almeno alla corte suprema di trasferire il piccolo in una struttura per malati terminali un hospice ma anche questa richiesta è negata alla famiglia.

Ieri, dopo mesi di tentativi, battaglie e attenzione mediatica, tutto si spegne, con un semplice "CLIK" cala il silenzio: alle 12,15 Archie, il bambino biondo dagli occhi azzurri addormentato da 5 mesi su quel letto di ospedale, muore due ore dopo essere stato staccato dalle pompe che lo tenevano in vita.

Si chiude così un capitolo crudo del dibattito di fine vita che ha visto coinvolto un bimbo di 12 anni, bellissimo, allegro, solare e pieno di vita, che per uno stupido gioco su un social non ha saputo misurare un pericolo troppo grande per un ragazzino troppo piccolo e incosciente per gestire da solo una vita parallela su social senza controllo.

Il social dovrebbe essere un posto dove diffondere notizie importanti, dove divulgare cose belle della vita e socializzare divertendosi e non il posto sporco e pericoloso che oggi è diventato.

Per quanto riguarda la storia di Archie crediamo che ogni essere umano debba avere diritto a scegliere della propria vita e della propria morte e che mai e poi mai possa essere una corte d'appello, un tribunale una commissione di giudici a decidere quale sia il giusto limite etico tra la sottile linea che delimita la vita e la morte.

Mai una madre dovrebbe essere costretta ad assistere alla morte forzata del proprio figlio, come mai una madre dovrebbe essere costretta a prolungarne le sofferenze se non lo ritiene giusto.

La vita è un filo sottile che un vento improvviso e inaspettato può spezzare per sempre mentre il mondo, distratto e disilluso, è convinto che quel filo nella propria esistenza......non si spezzerà mai. "Riposa in Pace Bellissimo Angelo biondo." Goodbye❤️

Chiara Cenini.