Diritti e lotte sociali nel XX secolo. Storie e protagonisti di Terra di Lavoro edito Guida

07.10.2020

Il libro Diritti e lotte sociali nel XX secolo. Storie e protagonisti di Terra di Lavoro, edito da Guida a cura di Pasquale Iorio è composto di nove parti, con una Presentazione di Gianni Cerchia, una Introduzione dello stesso Pasquale Iorio e con un'Appendice di Raffaele Nogaro.

Il curatore con questo libro propone un affresco di quelle che sono state, in Provincia di Terra di Lavoro, le dure lotte sociali e, io direi, anche culturali, che si sono succedute lungo il corso del XX secolo, per la conquista dei diritti, accompagnata da una breve biografia di tutti i protagonisti che le hanno portate avanti e vi hanno preso parte in prima persona a costo anche dalla propria vita.

Il primo capitolo I pionieri dell'inizio del Novecento, ricostruisce i primordi delle storia dei protagonisti della democrazia radicale e dei primi anni del socialismo rivoluzionario tra fine Ottocento ed inizio Novecento in provincia di Caserta.

Viene ripercosso il cammino di quelli che sono stati i primi vagiti di un movimento teso a far emergere anche nella nostra provincia il socialismo come forza politica per la rivendicazione di quei diritti che contadini e operai ancora non possedevano, da sempre sfruttati come braccianti dagli agrari e operai dagli industriali. Vengono ricordati, a partire dal sammaritano Enrico Malatesta, tutti coloro, sia uomini che donne, che si distinsero nelle prime lotte sociali in Terra di Lavoro; Corrado Graziadei di Sparanise, che ospitò Antonio Gramsci nella propria casa; Gori Lombardi di Sessa Aurunca, Alberto Iannone di Capua, Michele Izzo di Carano di Sessa, Antonio Marasco di Piedimonte Matese, che fu il primo uomo a inalberare la bandiera rossa sul Monte Cilla il 1 maggio del 1943, Ernesto Rossi di Caserta e non ultimo Maria Lombardi.

La seconda parte si concentra sugli anni della dittatura fascista nella nostra provincia e si sofferma sull'azione di informazione svolta dal giornale clandestino «Il Proletario», i cui 21 numeri furono pubblicati e stampati a Capua, tra la primavera del 1942 e il 18 agosto del 1943, quando la città diventò punto di riferimento per la resistenza in Terra di Lavoro, il passaggio, nella nostra provincia, delle armate tedesche in ritirata durò un mese ma fu cruente per i tanti morti che causò, tra i tanti che vi si opposero è ricordato Benedetto D'Innocenzo di Calvi Risorta, più volte nominato "commissario del popolo" e che ospito per diverse volte Giorgio Napolitano nella sua casa.

La terza parte fa una disamina della Resistenza messa in campo in provincia di Caserta all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre del 1943, come memoria tradita, perché poco indagata dagli studiosi e per l'opera di rimozione collettiva operata dai nostri stessi concittadini, nonostante gli efferati eccidi, che testimoniano come da una prima fase di resistenza messa in campo da soldati sbandati, perché privi di ordini superiori, si passò ad una seconda fase nella quale dettero il loro personale contributo anche i civili. Testimonianza ne sono gli scritti di Corrado Graziadei e i libri di memorie e tra questi quello di Margherita Troili, Una donna racconta.

La quarta parte ricorda come conclusasi, ormai, la seconda guerra mondiale e optato per il regime repubblicano al posto di quello monarchico, il Partito Comunista si fece interprete delle istanze dei contadini e sostenne la loro lotta per ottenere le terre da poter coltivare, strappandole ai grandi possedimenti agrari privati o al demanio pubblico; anche se furono commessi errori di valutazione e il terzo Congresso della Federazione del PCI di Caserta, tenutosi a Santa Maria Capua Vetere il 20 e 21 gennaio del 1951, non ritenne la Riforma fondiaria «obiettivo decisivo per la nostra Provincia» (p 81). Tra le figure «mitiche» di queste lotte sono ricordati: Angelo D'Aniello detto Cacianiello di Maddaloni, che da misero pastore «riuscì ad alfabetizzarsi, imparando il valore della cultura, e il suo ruolo emancipatore» (p. 83); Mario Pignataro di San Leucio, che «fu tra i dirigenti in prima fila nelle lotte sociali del dopoguerra e degli anni '50 in Terra di Lavoro» (p. 85), inoltre la sua esistenza umana fu «caratterizzata da una costante tensione civile e culturale, capace di coniugare insieme la partecipazione con la passione umana e riflessione critica» (p. 87).

La parte quinta è dedicata ad un rivoluzionario di professione Peppino Capobianco, scomparso nel 1994, che è ritenuto «uno dei rappresentanti più nobili della vita politica e culturale di Terra di Lavoro» (p. 93), perché pur essendo uomo di parte «era stimato da tutte le persone di buona volontà della provincia di Caserta e non solo, in quanto tutti gli riconoscevano l'essere una figura straordinaria di democratico» (p.94).

L'alta figura di Capobianco è ricordata, sia per l'attività politica che intellettuale svolta all'interno del PCI e della comunità culturale della sua terra, nelle Testimonianze, di Guido D'Agostino, di Paolo Broccoli, che lo celebra perché «il senso della sua vita era "servire il partito"» (p.100), pur essendo molte volte critico sulla linea politica che il PCI metteva in campo per il Mezzogiorno d'Italia; di Gianni Cerchia e poi di Giacinto Di Patre.

La sesta parte richiama alla nostra memoria il ruolo e il contributo che le donne hanno svolto in provincia di Caserta con il loro impegno e coraggio nella lotta antifascista e democratica, sempre in prima linea nelle battaglie per l'occupazione delle terre, tra le tante donne che si sono battute per la rinascita democratica di Terra di Lavoro, in anni in cui non avevano neanche il diritto di voto, sono ricordate più specificatamente Maria Almaviva, vedova di Peppino Capobianco, e Michelina Vinciguerra di Maddaloni, di quest'ultima è riportata anche una intervista di Paola Broccoli.

La parte settima ricorda le manifestazioni del movimento operaio e studentesco che dal 1968 in poi attraversarono le strade di Caserta e non solo. Sono ricordati, infatti, in un paragrafo a parte anche i disordini che, il 17 e 18 maggio 1969, scoppiarono anche a Castel Volturno, dove «ancora persistevano gravi carenze di opere di infrastrutture primarie, fogne, strade, scuole» (p. 132). Tra le figure di spicco è ricordato il consigliere regionale Mimi Ievoli, perché: «Era l'uomo delle battaglie e soprattutto di quelle in difesa dei suoi lavoratori; ma non era un settario, amava la discussione, il dialogo, ma sempre sulle cose: e amava i giovani che aiutava e sosteneva sempre, come poteva (p. 143)».

Nella parte ottava sono ricordate le lotte per i diritti e la legalità democratica, come le tragiche vicende di Tammaro Cirillo «un uomo con un profondo senso di libertà e giustizia» (p. 149), che «impegnato politicamente nel partito dei lavoratori con il P.C.I., e impegnato in trincea con il sindacato con la Fillea CGIL, per la tutela dei diritti dei lavoratori» (p. 153) morì in ospedale tra atroci sofferenze, per essere stato gambizzato dalla camorra sulla soglia di casa; così come avvenne anche per il sindacalista e ambientalista Franco Imposimato, la cui «esecuzione fu molto spettacolare, per il modo con cui venne trucidato in auto (mentre la moglie Maria Luisa Rossi restò ferita), davanti ai cancelli della sua fabbrica la Face Standard di Maddaloni» (p. 156), accanto a loro è ricordata anche la figura di Ruggero Cutillo, sempre «in prima fila per affermare la legalità democratica e i valori della cittadinanza attiva nelle terre natie dell'agro aversano» (p. 158).

Seguono il ricordo delle attività sindacali messe in campo dalla CGIL per i colori della razza dopo l'assassinio dì Jerry Essan Masslo avvenuto nelle campagne di Villa Literno nell'agosto del 1989 e l'impegno della Chiesa militante con il barbaro omicidio della camorra casalese di Don Peppe Diana il 19 marzo 1994, che per aver sacrificato la propria vita per il riscatto delle nostre terre merita sicuramente la beatificazione da parte della Chiesa.

Il Vescovo di Caserta Raffaele Nogaro e Suor Rita Giaretta della Casa Rut sono ricordati non solo per l'alto magistero della loro professione di fede ma anche per il meritorio lavoro svolto in difesa dei più diseredati della nostra provincia.

Nella nona parte sono state raccolte una serie di biografie degli intellettuali e degli artisti, che hanno saputo dare lustro alla nostra provincia tra essi: il poeta Elpidio Jenco, il professore Tommaso Pisanti studioso di letteratura americana, l'artista Andrea Sparaco, «sempre in prima linea nelle iniziative di solidarietà contro l'Apartheid, per la liberazione del Vietnam, per la democrazia in Grecia, per l'indipendenza dei paesi africani» (p. 193); Franco Carmelo Greco professore di Storia del teatro moderno e contemporaneo presso l'Università Federico II di Napoli, «animatore culturale e appassionato organizzatore di rassegne spettacolari, di convegni e mostre» (p. 198).

Seguono poi i profili di storici, educatori e politici quali: Carmine Cimmino, professore di Lettere all'ITIS di Marcianise, il quale «avrebbe voluto che i giovani coltivassero di più l'interesse culturale e la passione civile» (p. 203); Franco Compasso, di formazione liberale fu autore di numerosi saggi sulla questione meridionale; Domenico Ianniello, la cui «funzione non è mai stata quella del comunista che porta il credo e la verità ma quella di costruire momenti di organizzazione democratica della società e dei lavoratori» (p. 213); Bruno Iorio, professore di Storia delle Istituzioni Politiche presso la Facoltà di Economia dell'Università degli Studi del Molise; il chirurgo Dario Russo, vittima dell'assurda follia di un sua paziente; il giudice Ferdinando Imposimato e il pittore e storico Gerardo Del Prete.