Sethu e Don Said presenti all'Università degli studi di Salerno insieme ai rispettivi manager. Un'iniziativa del professor Locanto, unitamente al gruppo Futura Cultura by Artisticamente.

26.03.2023

(Anita Pascarella) Giorno 23 marzo il Dipartimento di scienze del patrimonio culturale con il contributo dell'Università degli Studi di Salerno, su iniziativa del professore di musica Massimiliano Locanto e con la collaborazione delle associazioni Linguisticamente, Futura, ALF e Artisticamente ha organizzato un convegno degno di nota.

Sono stati ospiti dell'Unisa Marco De Lauri (Sethu), reduce dalla sua recente presenza a Sanremo 2023 e Nicolò Bonafede (Don Said).

L'evento è stato organizzato grazie alla forte tenacia dei ragazzi dell'associazione che hanno dato il loro contributo in ogni singolo istante: dal portare le sedie al sentire gli artisti e organizzare la scaletta con il prof Massimiliano Locanto.

Le associazioni fungono da anello di congiunzione tra i professori e gli studenti, supportano gli altri ragazzi per delle situazioni che danno sconforto, come non superare un esame.

L'immenso prof Locanto, ci ha tenuto a sottolineare qualcosa di fondamentale: "io penso che queste occasioni non sono un qualcosa in più, devono diventare in futuro una cosa sistematica dell'Università perché c'è il rischio sennò che il mondo va da una parte e l'Università da un'altra o meglio non va da nessuna parte, cioè bisogna creare delle occasioni sempre più sinergetiche col mondo della realtà direi e questo anche da diversi punti di vista, queste occasioni qui creano l'opportunità per relazionarsi con il discorso, lo studio del management, della promozione, della produzione, ecc., ecc. Ovviamente noi non possiamo in quest'occasione vedere tantissime cose, però queste situazioni qui veramente sono una possibilità per vedere il fenomeno da diversissime angolature, detto questo io ci tengo anche a dire che a me fa molto piacere questa cosa perché proprio quest'anno io ho inaugurato, cioè sto cercando di inaugurare un corso nuovo, più che altro una modalità nuova, dove si parla di come si fa la musica oggi. Io sono uno che ha una formazione classica, tutt'un'altra roba, anche il corso di storia della musica che tenevo finora stiamo cercando di cambiarlo, ma questo qui stavo cercando di indirizzarlo verso i problemi della produzione musicale, quindi le prime domande che volevo fare vanno in questa direzione. Lascerei subito la parola a Marco, Sethu con un compito specifico, quello di parlarci di come lui produce la musica, con tuo fratello anche no, con Jiz e non dico di entrare troppo nel tecnico, anche se ad alcuni potrebbe persino interessare, però a noi ci interessa, in questo tuo primo intervento, come viene prodotta la vostra musica e soprattutto se nel produrla già pensate a come sarà invece fruita, cioè se questo fatto di essere fruita attraverso lo streaming, attraverso le cuffie magari, influisce su questa cosa e anche sulla scelta dei vostri suoni, che suoni scegliete, che cosa fate concretamente. Un'ultima cosa, magari questa può essere meno tecnica e interessante, cioè se pensi che il mondo dello streaming, il mondo delle piattaforme e dei social, comunichino o non comunichino con il mondo dei Festival come quello di Sanremo, cioè c'è un'interazione stretta e quindi Sanremo riflette tutto questo o non lo riflette? Grazie."

Sethu per prima cosa ha ringraziato tutti i presenti, il professore, i ragazzi dell'associazione per aver invitato lui, Tommaso e Cristiano in ateneo. Hai poi proseguito: "Io intanto ho un fratello gemello Jiz, che è il mio produttore, noi due appunto abbiamo iniziato a far musica insieme, facciamo assieme tutto da una vita, oggi purtroppo doveva essere presente, ma è in studio a fare quelle cose che fanno i produttori. Comunque sulla modalità di produzione l'unica cosa che veramente ho capito in tutto il mio percorso è stato di essere versatili, ma nel senso di dire come ti sposti tra un ambiente di produzione e l'altro, cioè il saper tirar fuori canzoni sia nello studio super settato, piuttosto che nell'home studio, piuttosto che nella stanza d'albergo, è una cosa da dare per scontato no, quindi essere flessibili diciamo che ha sempre aiutato molto, poi ti ripeto penso che ognuno a livello di produzione abbia la sua dimensione e debba trovare la sua dimensione ed è importante per questo proprio che un cantante, un rapper, trovi il suo produttore di fiducia, il suo team, è importante sviluppare questo, però ecco sapersi modificare, come dire, a seconda del contesto, è una cosa che ho sempre trovato molto importante, questo anche per quanto riguarda la scelta dei suoni, come dicevi tu, piuttosto che il mixing, il master serva a far suonare bene dei brani. Secondo me tu devi arrivare a far suonare bene un brano sia che questo è prodotto in studio sia se non è prodotto in studio, a parte che se ci sono i mezzi per fare. C'è il caso ad esempio di Billie Eilish che è arrivata a vincere i Grammy, facendo l'album lei e Finneas in cameretta, quando arrivi a vincere i Grammy così... Però ecco si, su quel lato lì, noi cerchiamo sempre di sentire come suona in cuffia, come suona in macchina, come suona nello studio cioè un brano deve suonare bene abbastanza ovunque, poi non è che i miei brani sono il Vangelo del mixer, anzi tutt'altro. Nel mio caso per la scelta del cast non ha influito il fattore social, prima avevo una nicchia di persone, però dopo Sanremo giovani, Sanremo, questa cosa è aumentata. Sanremo è una bolla, quando c'è Sanremo l'Italia si ferma, quindi come dire, ovviamente è una bolla che ti dà un grande bust di numeri in generale, però diciamo che secondo me la grande sfida a livello tuo, da artista, una volta finito Sanremo è cercare di fidelizzare quello che hai guadagnato lì, cioè di dire ok, però ci devo stare in contatto con questo pubblico, perché nessuno sapeva chi fossi, magari qualcuno non lo sa ancora adesso, però è per dire, nessuno sapeva chi era Sethu quando andavo in TV. Per quanto riguarda la scelta del cast non so, è Ama ad averlo gestito, però nel mio caso, io ero veramente piccolo, ho fatto il percorso dei giovani, le preselezioni ai giovani, poi dai giovani ai Big e boh adesso vediamo cosa succede..."

È stato un allievo del DAVIMUS a presentare il resto del convegno, a gestire la scaletta e le domande giunte a Sethu e Don Said, quest'ultimo presentato da lui stesso come l'artista emerso grazie a TikTok.

Niccolò in arte Don Said, ci ha fatto capire come non bisogna demordere, perché a volte tutto può nascere dalle piccole cose: "La roba di Telegram è stata una cosa in realtà abbastanza spontanea perché quando il brano è uscito stava performando bene, però non mi aspettavo poi che ci fosse un riscontro del genere dopo una cosa che è successa in maniera totalmente casuale ovvero l'etichetta che mi diceva utilizza TikTok è una piattaforma molto importante per spingere le canzoni, tanto che la metà delle canzoni che cantiamo oggi tutti quanti penso che siano trend di TikTok, purtroppo o per fortuna, non sta a me deciderlo, in quel periodo io non sapevo come usare TikTok, in realtà nessun artista in Italia lo utilizzava in maniera personale realmente, quindi dicendomi questa cosa, avendo sta paranoia di non saper fare un cavolo su TikTok, allora a un certo punto ho detto vabbè se proprio lo devo fare, devo provare, faccio un meme, infatti era un meme stupidissimo, cioè non faceva manco ridere, poso il telefono e vedo che dopo un quarto d'ora questo Tiktok è esploso e di conseguenza ne facevano il TikTok con il suono di Telegram e questa cosa chiaramente ha avuto una grandissima ripercussione a livello di streaming sulle altre piattaforme digitali e un'altra traccia abbastanza valida è stata appunto quella con Marco che si chiama Rebecca. È stata una bella esperienza essere il primo a metterci la faccia perché prima gli artisti pagavano piuttosto un'azienda, un'agenzia di influencer. Io siccome non avevo i soldi, non avevo proprio nulla per pagare i Tiktoker, ho detto vabbè provo a fare un meme io e quella volta ha funzionato, però non funziona sempre chiaramente."

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Nel corso del convegno la maggior parte delle domande è stata incentrata per l'appunto sul lato della produzione-distribuzione e sul lato manageriale, i ragazzi dell'associazione, ma anche quelli che sono semplicemente intervenuti non hanno fatto domande assolutamente scontate, sono riusciti a fare emergere il lato fresco della gioventù e del mondo musicale con sfumature però molto culturali. I presenti si sono potuti permettere di apprendere veramente tanto.

Si è trattato di un episodio veramente fondamentale per la storia dell'ateneo e ci si augura che ce ne siano davvero altri in seguito, la durata è stata di circa un'ora e mezza, proprio per questo motivo, non è possibile citare tutte le domande, ma sicuramente grazie ad esse sono venuti fuori aspetti davvero interessanti.

Sethu e Don Said hanno collaborato già per due brani e il loro rapporto è nato in un modo inaspettato, fu Don Said a scrivere per la prima volta a Sethu da un semplice scambio di "grande spacchi", hanno deciso di beccarsi in studio e dal loro primo incontro è scaturita una canzone in Re Diesis che si doveva chiamare Desire perché è un po' l'anagramma, solo che Desire era uscita da un altro artista GionnyScandal e quindi hanno deciso di chiamarla Rebecca, tutto ciò è accaduto il primo giorno in cui si sono conosciuti. Il video lo ha girato Assessore.

Don Said e Sethu si sono conosciuti in un periodo in cui non erano certi del proprio futuro musicale, ora già è un po' meglio, hanno deciso di scrivere a questo ragazzo Assessore Carlo che ogni tanto gira dei video rappresentativi della città in cui si trova. Nicolò ha detto a Marco di chiamarlo per il video di Rebecca e lo hanno girato il video in sei minuti, facendo due riprese, lo hanno poi mandato a Mountain, un grafico dell'etichetta di Don Said che ha aggiunto tutta la parte effettistica.

Ciò ci fa capire come talvolta i brani, i video musicali o anche semplicemente l'incontro di due artisti, nasca per caso, non sempre si tratta di qualcosa di premeditato o forse più spesso il tutto nasce in maniera imprevedibile.

Tommaso Bandinelli e Cristiano Maria De Gallo, anche loro presenti al convegno, hanno esposto un altro lato molto importante, il compito del direttore artistico spesso coincide con quello del manager, ma non sempre si tratta dello stesso ruolo. La musica è un campo gigante e confrontandosi con tanti artisti spesso ci si trova anche all'interno dell'organizzazione di un evento e anche semplicemente durante il brain storming di come renderlo figo è giusto buttare giù idee e proposte. Di base oggi tutto si sviluppa sui social e su una forte comunicazione grafica, sulla presenza mediatica, va strutturato tutto molto bene a livello organizzativo. Non è mai un lavoro ben delineato, è un tipo di lavoro molto creativo, devi avere tu un certo tipo di mentalità, ti deve piacere e serve anche una fortissima passione perché essendo un campo molto stressante se non ti piace è facile andare nel panico. Tommaso e Cristian hanno concordato entrambi sull'importanza del lato social, lo streaming detta i trend di quello che ascoltano i ragazzi e può suscitare l'interesse di un direttore artistico di un locale, è questo l'aspetto che insieme alla fan base determina una serata piena.

Oggi un manager musicale dovrebbe occuparsi di tutto e niente, è una cosa poco definita che cambia da un artista all'altro, quindi la cosa più importante è lo spirito di adattamento, non bisogna avere in mente che si vada davanti all'artista a fare la fan girl o il fan boy, è necessario conoscere la persona umana che si ha di fronte, riconoscere che abbia le sue paranoie, come tutti d'altronde, andargli incontro, assecondarle quando qualcosa va male, sempre con una certa forma mentis, non si devono sparare cose a caso, però è necessario lavorare, sviluppare un rapporto di amicizia e lavoro, non è una cosa molto facile, ma è essenziale sviluppare un rapporto umano.

Il manager è diventata una figura a 360 gradi che arriva ad essere un personal manager, un tour manager, ogni tanto uno psicologo, i suoi compiti sono tre: tutelare l'artista, gestire l'intermediazione con tutti quelli che sono i player del mercato.

L'artista deve soltanto occuparsi della musica, il manager invece deve saper risolvere i problemi, questa è la cosa fondamentale, ciò su carta può sembrare molto semplice, ma durante il percorso ci sono molte cose che tolgono attenzione, nel pratico non è effettivamente così facile e ciò può rallentare il livello organizzativo, ma di base bisogna avere a che fare con tanti tipi di persone che fanno tanti lavori differenti e che in contemporanea lavorano su altri progetti e persone, è importante avere sempre una panoramica mentale su ciò che sta succedendo.

Tanto tempo fa c'era molto da edificare e le cose succedevano per puro caso, le persone non facevano i manager e non avevano minimamente idea di questo tipo di lavoro, era una sorta di forza universale. Ad oggi le generazioni più giovani hanno occasione di vedere tanti corsi e iniziative, anche solo online se si ha voglia ci sono un sacco di contenuti, per esempio a Milano c'è la Milano Music Week e ogni anno pubblicano ore e ore di contenuti di talk, volendosi informare sul serio è possibile farlo. Ci sono tanti corsi di laurea triennali, non triennali, master che offrono stage curriculari e extra curriculari, ciò è utilissimo, ma la cosa più importante è l'attitude personale, fare lo squalo per raggiungere il proprio obiettivo, pur mantenendo sempre una certa educazione, mantenere le pubbliche relazioni, il networking e le amicizie.

Le cose incredibili che succedono nel mondo della musica è perché si incontrano persone incredibili in entrambi i sensi, brutte e belle che ti arricchiscono.

Bisogna fare tanta strada e studiare, anche leggere semplicemente dei libri può formare a volte più dei corsi stessi.

Di grande importanza anche costruire un proprio team: dal regista, allo sceneggiatore, al manager, al produttore, ecc. Rapportarsi ai propri collaboratori permette di sbilanciarsi sicuramente molto di più rispetto a quando si collabora con degli estranei.

Talvolta può crearsi un rapporto terapeutico tra manager e artista.

Nicolò riguardo all'ingresso di nuove figure nel proprio team ha sostenuto come sia tutto molto naturale, da Catania sono emigrate a Milano tante persone che facevano parte della sua cerchia e hanno ricreato qualcosa che già c'era, per quanto riguarda i videoclip in base a ciò che si intende creare tutto dipende anche dalla fortuna, lui è capitano di una casa a Milano in cui abita un videomaker, quindi facilmente si mette in contatto con la produzione video, il suo stylist lo ha conosciuto a una serata, ma sono tanti fattori che legano un team artistico e lo fanno stare in piedi, è importante dare il giusto peso a un ruolo e fare presente che l'artista conta tanto quanto tutti coloro che gli stanno dietro.

Per concludere una domanda essenziale per quegli studenti universitari che intendono fare questo tipo di lavoro: "Quali sono a vostro avviso le possibilità per uno studente universitario di prendere parte a iniziative di formazione, corsi, work shop, seminari che preveda l'attività di un direttore artistico o organizzatore di eventi?"

"Le possibilità uno se le crea, già frequentare l'Università in mezzo a tanti coetanei con cui abbiamo interessi in comune è di per sé una possibilità, già creare un party con della musica che può interessare agli altri studenti e richiedere ad esempio a un dj di collaborare, potrebbe essere un'opportunità. Al di là degli interessi economici è importante perseguire la propria indole e non snaturarsi per organizzare qualcosa che non ci aggrada, ciò ci porterebbe a perdere di credibilità."

Alla scaletta partita dall'associazione si è anche aggiunto l'intervento di altri studenti e ho deciso di interessarmi io stessa all'opportunità che si trovava sotto ai nostri occhi.

Un interrogativo posto a Sethu è stato: "Abbiamo già parlato del boom che c'è stato con Sanremo a livello proprio di popolarità cioè un numero massivo di gente che ha cominciato a conoscerti ultimamente e che magari ti conosce marginalmente, magari conosce solo "Cause perse", com'è che vivi tu il rapporto con questo tipo di impatto diciamo, preferivi magari un clima più raccolto di gente che ti seguiva molto più da vicino, magari ecco quando troviamo un artista che è molto piccolo magari tendiamo ad affezionarci di più oppure diciamo ti fa piacere anche che se ne parli in generale?"

"Allora io penso che in generale tutto faccia brodo, ma nel senso che nella musica non esiste il pubblico per me di classe A e il pubblico di classe B no? C'è chi diciamo ti conoscerà tanto a fondo e chi magari si fermerà soltanto alla superficie, lo stesso Sanremo secondo me è una punta di un iceberg perché tu vai lì, hai i tuoi 2 minuti dove, io avevo una canzone fortissima, quindi avevo 2 minuti e 15, fai il tuo e diciamo chi vuole si fa un'idea in base a quei 2 minuti, ci sarà tanta gente che si soffermerà, vedrà la punta dell'iceberg e dirà ok, voglio andare ancora più a fondo, voglio scavare, voglio approfondire, poi va bene tutto nel senso che non faccio differenziazioni. Ovviamente a me piace avere un contatto più profondo, sono gasato se dicono di conoscermi e conoscere tutti i testi, però ecco la musica è fatta di entrambi, chi ti conosce più a fondo e chi meno, un po' come gli amici, però tutti servono."

Altro quesito di spicco è stato: "Quanto è importante e soprattutto quanto rischioso in questo ambito musicale è portare variazioni dei nuovi generi? Nel caso vostro posso fare l'esempio di pezzi vostri come la prima citata Telegram o magari Aurora che è stata fatta sempre con Sethu oppure Calmo e appunto il pezzo di Sanremo."

A rispondere sono stati entrambi i cantanti.

Sethu ha sostenuto: "secondo me anche lì varia da artista a artista, cioè nel senso io sono veramente molto fan di tanti gruppi e artisti che hanno veramente fatto magari lo stesso album otto volte e altri magari variano tanto, cioè dipende, io sono uno a cui piace sperimentare, nella mia vita ho iniziato con il punk, mi piaceva l'hardcore punk, quello pesante, poi mi sono ritrovato a ascoltare le canzoni di Justin Bieber, non so come, però l'ho fatto e io stesso se voglio mi ascolto i Napalm Death e poi mi ascolto Olivia Rodrigo, cioè nel senso sono fatto così io.

Per il resto anche lì non c'è da dire è giusto o sbagliato, c'è quello che è giusto per un artista e invece è meno giusto per un altro. Quello che ti posso dire è che sicuramente a livello di mercato, avere una tua identità precisa, il mercato tende molto a premiare e etichettare, cioè dirà tu sei quello della cassa diritta, tu sei quello che urla, tu sei quello che va a tempo, sei quello che fa reggaeton, cioè tende molto a inquadrarti no, quindi sicuramente per creare qualcosa di tuo, forte, devi battere ferro su qualcosa a una certa, però può esserci anche l'esigenza artistica di passare dal trap al pop, a quello che vuoi.

Io penso che l'espressione artistica venga prima di tutto, a una certa non riesci più a fare musica se ti inquadri troppo."

Don Said: "In realtà il percorso mio e di Marco prima che andasse a Sanremo era un parallelo, però si incontrava perché comunque entrambi in tutti i nostri progetti abbiamo fatto sia canzoni pop, che canzoni depresse, che canzoni come Rebecca o come Telegram, quindi sicuramente variare di genere e un po' anche fare vedere che hai la possibilità di essere poliedrico e di poter prendere più persone, il problema poi diventa la fidelizzazione con il pubblico perché se una persona è fidelizzata con Telegram come nel mio caso è il buon 60/70%, poi magari non si va a ascoltare non dico Aurora, però si il senso è questo, quando le persone ti inquadrano per una cosa cercano di etichettarti e lasciarti lì, giustamente anche però ad esempio io e Marco stiamo, lui ha già fatto "Un grande pirata" un po' prima di me, io è da gennaio che sto facendo questo passaggio di direzione artistica dal trap al millenium bag, pop, indie, rock, punk, cioè faccio musica quello è alla fine. Adesso però mi sto concentrando sul creare un'identità un po' più forte e soprattutto più precisa e lineare. Infatti quello che volevo ancora dire è che indipendentemente da tutto per me l'importante è fare veramente qualcosa in cui credi e non perché te lo dice qualcuno, ma perché poi a una certa non riesci più a tenere in piedi un castello di carta, è già finto così no, quindi io ad esempio adesso sono in questo momento in cui mi piace cantare, tenerla lì un po' più pop, poi chissà dove andremo a finire, vedremo..."

Io personalmente ho deciso di chiedere a Don Said e a Sethu: "Come gestite il lavoro comunque negli studi di registrazione e con i vostri manager?"

Don Said mi ha detto: "Per quanto riguarda la produzione c'è il suo gemello (riferendosi a Marco) che mi ghosta perennemente, il telefono non gli appartiene, non è reperibile, è tipo Checco Zalone nel film "Cado dalle nubi". Per quanto mi riguarda l'approccio in studio, per quanto riguarda me, poi è strettamente personale, io preferisco fare le cose a casa mia nello studietto che ho io e poi quando devo fare la canzone definitiva, quindi evitare che la canzone suoni male, per evitare delle cose che a livello di udito facciano male tipo le frequenze, poi vado in studio, spesso vado da Jiz che è suo fratello, gemello eterozigote, quindi l'approccio alla creatività è questo, poi dipende anche da tante cose, cioè a volte scrivo senza niente sotto, come nel 90% dei casi in realtà e poi c'è un 10% in cui ascolto una roba e dico qua posso farci questo e comincio a scrivere, per quanto riguarda il management prima ne abbiamo parlato abbastanza approfonditamente però la cosa che posso aggiungere è che sicuramente avere un rapporto di amicizia, come quello che ho con Cri, spesso aiuta perché anche quando noi, non è che ci incazziamo, a volte abbiamo idee diverse..." Interviene Cri: "Ci ingrippiamo". Don Said: "Alla fine l'importante è essere naturali con tutte le persone con cui si lavora, dallo studio, al management, al videomaker a qualsiasi cosa, essere naturali, essere sé stessi e fare ciò che si vuole, non spendere tempo per qualcosa che non vi va di fare."

Sethu ha concluso: "No, anche io non ho un metodo preciso con cui faccio i pezzi, cioè veramente mi è capitato, come diceva Don, scrivere un pezzo nella mia testa, poi vado in studio a dire a Jiz «Ah facciamo sto pezzo!», piuttosto che veramente scrivere su un giro di piano a caso, è come lui diceva prima, cioè per me essere flessibile è importante, nel senso che saper scrivere il pezzo nella cameretta, poi nella session in studio col produttore blasonato, è importante quello perché nella musica ci sono mille situazioni, mille cose cambiano e ci sta essere versatili e sapersi adattare secondo me. Poi per il lato management non aggiungerei altro a quello che ha già detto Don, ecco è importante avere persone con le quali ti trovi bene anche prima umanamente e non ci sia un rapporto di confidenza, ma di fiducia reciproca, perché ecco solo così si può spaccare!".

Ha concluso un ragazzo, rivolgendo un quesito a tutto il tavolo: "Diciamo che soprattutto dalle testimonianze dei due manager è risultato fuori che è un lavoro in cui devi fare di tutto e che quindi devi essere disposto ad assorbire qualsiasi informazione, qualsiasi trucco del mestiere dagli altri, tutta questa roba così ed è un lavoro in cui secondo me impari tantissimo dai tuoi errori, quelli che commetti. Quindi la domanda che faccio è qual è l'errore che nella vostra vita professionale vi ha insegnato di più?"

Sethu: "Io dico una cosa un po' pesante però riguarda tutti, trascurare la mia salute mentale, non fatelo raga."

Don Said: "Per quattro, cinque, sei volte la stessa cosa probabilmente, quindi il messaggio alla fine è prendetevi cura di voi stessi e non fatevi problemi a parlare, curare quello che avete, cioè io c'ho un panico in testa, sono fottuto, però alla fine sono qua. Sono con voi, sono contento, quindi abbiate cura di voi stessi."

Cristiano: "Lato mio nello specifico non c'è molto che posso dire, però mi viene da pensare al mio primo lavoro in un'etichetta, primo giorno, uno stage curriculare non pagato, avevo solo l'etichetta e poi basta, incredibile, fantastico, tipo lì andavo con un cervello, una mentalità completamente diversa rispetto a quella che ho oggi e alla fine non è che c'ho quarant'anni, c'ho una carriera di venti anni alle spalle e la testa veramente ti cambia da un giorno all'altro, cioè conosci persone, vedi quello come si applica a quella cosa o come il tizio X risolve il problema Y, cioè tutti i giorni cambi veramente tantissimo, devi essere una bella spugnetta e ovviamente andare a filtrare quello che è utile e quello che no, semplicemente".

Il manager di Sethu ha invece affermato di aver fatto tanti errori, uno dei quali lo stesso di Marco, che è un problema enorme, come si dovrebbe sapere già.

Essendo il proprio lavoro non bisogna starci male, ma evitare situazioni che nel mondo dello spettacolo, calcio, moda, sono tossiche e non ti fanno vivere bene, è così che lui ha deciso di intraprendere la sua carriera da free lance.

Calafiore: "Nella vita circondatevi di professionisti che è la prima cosa, ma soprattutto di persone delle quali vi fidate, alle quali potete voler bene in modo sincero e che non facciano cose per approfittare di voi, della vostra professione, delle vostre skills. Nel nostro campo si chiama clout chasing, io anche serpi le chiamo, non accerchiatevi di queste persone qua, cioè va bene la professionalità, ma bisogna sempre trovare una linea, un compromesso tra le due cose, quindi si, fidatevi delle persone che avete attorno e perseguite lo stesso obiettivo comune."

Vincenzo ha concluso: "Di errori ce ne sono Stati veramente tanti, mi fa piacere perché questo tavolo è veramente molto unito. Niente raga, non vi fate abbattere, semplicemente questo, nel senso che la vita è piena di colpi, ma facciamo raga, cioè il mondo è nostro, noi saremo la classe futura, probabilmente dirigenziale, quindi in bocca al lupo a tutti e grazie."